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Marja Kanervo, Terry Smith
"Inhabit"
11 giugno - 10 luglio, 2003
11 June - 10 July, 2003

Apertura:
Opening times:

dalle 11.00 alle 19.00
11.00 am - 7.00 pm
chiuso lunedì/closed on Mondays

Click for English Version

a cura di:
curated by:
Vittorio Urbani, Camilla Seibezzi

dove:
where:
Oratorio San Ludovico
Calle dei Vecchi
Dorsoduro 2552
Venezia


catalogo disponibile:
catalogue available:

Yes (click on icon for details)
Catalogue

informazioni:
information:
tel/fax:
0039 (0)41 5210101
e-mail:
info@nuovaicona.org
Comunicazione: Chiara Sartori
info@nuovaicona.org

commissionato e prodotto:
commissioned & produced
:
da/by Nuova Icona,(Venice, IT),
Museum of Installation (London, UK),
Frame (Helsinki, FIN),
The Henry Moore Foundation (London and Leeds, UK),
the patronage of the 50th Venice Biennale

NUOVA ICONA PRESS RELEASE

"Inhabit"

L' Associazione culturale per le Arti Nuova Icona inaugura presso lo spazio espositivo dell'Oratorio di San Ludovico, in collaborazione con Museums of Installation (London, UK) e con il supporto di Frame (Helsinki, FIN) e Henry Moore Foundation (London e Leeds, UK) i nuovi lavori di Marja Kanervo e Terry Smith, patrocinati dalla 50° Biennale di Venezia e realizzati per l'importante appuntamento internazionale.

Due artisti diversi, per cultura e percorsi formativi, accomunati però dal desiderio e dalla necessità di creare spunti di dialogo sui temi dello spazio, del tempo, di quella dimensione che esiste da sempre e che forse non sempre riusciamo a percepire con nitidezza.

Nonostante le peculiarità personali, dettate da una differente visione, al tempo storica, geografica e culturale, del concetto di interazione tra uomo e spazio e della fruibilità dello spazio da parte dell'uomo (rapporto sempre osmotico), sia la finlandese Marja Kanervo (Mikkeli, 1958) che l'inglese Terry Smith (Londra, 1956) proprio dall'analisi di questo momento di reciproca intesa sembrano essere attratti; proprio da questo momento decidono di muovere la loro narrazione.

Lo spazio di Marja Kanervo, concettuale o fisico che sia, non può essere scisso dalla dimensione temporale ma analizzato nel suo fluire della storia e delle testimonianze artistiche ed architettoniche di cui è foriero. Alla luce di questo l'artista finlandese definisce il suo intervento, spingendosi fino a toccare e ad interagire con i limiti fisici del proprio campo d'azione, ingombri architettonici reali fossilizzati dalla storia e da essa resi immortali.

Gli interventi, anche quando consistono nella demolizione di un muro già in parte distrutto o nella ricostruzione di una parete consumata non risultano mai eccessivamente invasivi o violenti perchè preceduti da attenti studi dei luoghi di azione. Lo spazio viene così riabitato, nuovamente reso domestico e, attraverso la presenza di installazioni realizzate con materiali poveri, facilmente reperibili, di comune uso domestico ("l'arte deve poter essere compresa da tutti"), diviene luogo-scrigno del nostro essere e del nostro agire più intimo

Il rapporto tra Smith e lo spazio sembra invece più esistenziale, teso ad una prolungata esplorazione di ciò che ci "vive" intorno, alla scoperta (o forse alla riscoperta) del reale significato delle cose e del senso di quella realtà che, se non capita ed interiorizzata, rischia di essere fagocitata dal caos e perduta per sempre. L'artista realizza le proprie esplorazioni spaziali guardando oltre il primo strato di intonaco, graffiando le pareti, scolpendo vecchi muri, scomponendo diversi strumenti in più parti. Solo i meccanismi celati svelano i funzionamenti e - in un processo autoformativo - la realtà. Gli spazi, gli oggetti, le "cose" coinvolte in questo apparentemente incomprensibile esperimento sensoriale vengono energicamente strappate dalla loro banalità quotidiana ed iniziano il processo che contribuirà a farle divenire Arte.

Fermata "San Basilio"
vaporetto/motoscafo linea 2, 61, 62


English version

Inhabit

The Cultural Association of Contemporary Visual Arts, Nuova Icona presents at the Oratory of San Ludovico, in cooperation with the Museum of Installation (London, UK) and with the backing of Frame (Helsinki, FIN) and The Henry Moore Foundation (London and Leeds, UK) the new work of Marja Kanervo and Terry Smith under the patronage of the 50th Venice Biennale.

Even if these two contemporary artists come from different cultural experiences, they seem to feel a strong need for investigating the same themes like space and time, those dimensions in which all people live daily, sometimes without noticing all the little details that they can offer.

The Finnish Marja Kanervo (Mikkeli, 1958) and the English Terry Smith (London, 1956) work together for this important international event, sharing a very architecturally charming Venetian location, to give rise to, in different and particular ways, interaction between human beings and (our - collective/personal - conception of) space. In Marja Kanervo's work, space, considered as both conceptual and physical, cannot be investigated completely cut off from its temporal dimension; it must be analysed using history and all history's witnesses - artistical and architectural - as filters of modern interpretation. From this particular way of feeling and of living the space around her, the artist drives her creative intervention towards walls, doors, windows, touching and creating a very special relationship with old stones and with the meaning they have in human past experience. Marja Kanervo can decide to pull down a part of an old wall or can decide to build one up again. She plays with these surroundings, trying always to interact with them without being too invasive or violent in her actions, starting every project with a profound documentation of the place chosen for her work. Old (and sometimes neglected) places start to benefit from new lights and atmospheres created with a lot of common and domestic objects (she uses "poor" materials "…because art must be understood by everyone") finally becoming a casket for our more private feelings and thoughts.

Terry Smith's relationship with physical space, on the other hand, seems to be more existentialist, mainly devoted to the discovery (perhaps it would be better to say rediscovery) of the real but too often forgotten meaning of all we have around us - our reality. The one that Chaos is trying to steal and hide away forever. Smith doesn't stop his action with the first coat of paint; he goes deeper, scratching bricks, working on an old wall, opening objects to look inside.

Only mechanisms, he says, can reveal the inside operations and disclose, at once, the reality. Places and objects, all the instruments that Smith makes act in his only apparently incomprehensible sensory experiment, have been violently taken from their daily banality, to let them begin a new process of trasformation and finally become Art.

Fermata "San Basilio"
vaporetto/motoscafo linea 2, 61, 62

 

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